Paolo Staccioli nasce il 28 aprile 1943 a Scandicci (FI), in località Ponte a Greve, borghetto rurale situato lungo la strada regia pisana, una delle direttrici di uscita verso ponente della città di Firenze e conosciuto per l'antico ponte in pietra, già citato fin dal 1398 nei fogli dei Capitani di Parte, che attraversa la fiumana Greve, tributaria a sinistra dell'Arno, a valle di Firenze.

 I genitori avevano un podere nella fertile piana del circondario fiorentino coltivato ad ortaggi che portavano a vendere in città al mercato di Sant'Ambrogio con il carretto e il ciuco. La ritualità delle solenni manovre agresti, forse, sono tornate alla memoria di Paolo in età adulta e il ciuchino è diventato l'amato cavallino con le ruote, soggetto caro e ricorrente nella poetica dello scultore.

Dipinge, con naturalezza fin da ragazzo, cercando di esprimersi con questo mezzo a lui congeniale, che gli consente di fermare sui fogli “di fortuna” composizioni di prodotti dei campi, fondamentali fonti di sostentamento della famiglia, e i frutti dell'orto diventano magicamente nature morte che assumono un significato che va al di là della rappresentazione realistica raggiungendo sensazioni metafisiche.

 Nel secondo dopoguerra, durante la frequenza delle scuole elementari, sicuramente illuminante è stato l'opuscolo Ama Firenze, donato dall'allora sindaco La Pira a tutti i giovani alunni. Le molte illustrazioni presenti nella seppur esigua pubblicazione corredavano il testo mostrando i più importanti tesori che la città possiede e la presenza di tanti capolavori catturò la curiosità del promettente artista tanto da volerli andare a vedere di persona.

Santa Croce fu lo scrigno che il giovane Paolo volle aprire alla sua conoscenza diretta e le dimensioni imponenti della costruzione solida e di elegante semplicità lo emozionarono insieme alle sculture dell'interno, alcune "misurate" e di raffinata fattura, altre dominanti e di teatrale spettacolarità. Ma “l'arte fu messa da parte” quando proseguì il percorso scolastico nella scuola di Avviamento al Lavoro Benvenuto Cellini in Via Masaccio che frequentò fino all'età di tredici anni.

 Era contento di andare a scuola perché, nell'attraversare diagonalmente la città da Scandicci a Campo di Marte, gli consentiva di ammirare Firenze e di rinnovare ogni mattina dentro di sé l'orgoglio fiorentino per la presenza nella sua città di così tanti capolavori nelle arti. Conclusi gli studi iniziò a lavorare subito in una azienda di cartelli stradali per circa un decennio. Il reparto tinteggiatura lo appassiona e lo avvicina alla conoscenza dei colori: alla loro forza espressiva, alla pienezza dei pigmenti e ai significati segreti della comunicazione.

La ricerca di un posto di lavoro più sicuro lo induce però a partecipare, nel 1969, al concorso pubblico per vigile urbano al comune di Firenze che vince con soddisfazione e che gli permette di “visitare” la sua città in largo e lungo ispezionando ogni angolo fino all'età della pensione giunta nel 1990. Il nuovo lavoro gli consente di incontrare anche molti artisti durante il servizio per le vie cittadine e con alcuni si fermava a parlare assecondando l'indole estrosa di alcuni di loro: dal piacevole conversatore Primo Conti allo “scorbutico” Pietro Annigoni.

Nel 1986 inizia a “bazzicare” la Ken's Gallery di via Lambertesca e inizia a dipingere soggetti a lui cari come i cavalli, i paesaggi e le nature morte; contemporaneamente frequenta la scuola di nudo presso il Gruppo Gada in Via S.Egidio dove ha sede la Galleria.

Nel 1972 arriva un riconoscimento che incoraggia il neoartista: ottiene il terzo premio con due opere “Colombi” e “Paesaggio” alla Mostra nazionale dei Vigili-Pittori allestita in centro a Firenze, nei locali del Palagio di Parte Guelfa. Viene premiato in Palazzo Vecchio dall'allora sindaco della città Luciano Bausi con una medaglia d'oro. La consacrazione dell'artista è avvenuta, Paolo ha ottenuto il riconoscimento della sua città e non c'era premio più ambito per il curioso ed estroso "vigile".

Passano gli anni e arriva il 1989 quando inizia ad avvicinarsi alla ceramica con semplici lavori di decoro come i barattolini bianchi di produzione seriale dipinti con le forme aggraziate e semplificate dei suoi cavallini. A Sesto F.no, prende contatto con la bottega artigiana di Marcello Guasti, omonimo del più noto scultore, che ospitava artisti-ceramisti mettendo a loro disposizione il proprio laboratorio e il proprio forno.

Paolo inizia qui a decorare e a dipingere, ma soprattutto a prendere confidenza con il modellato e con il forno, si appassiona al bassorilievo e propone i suoi amati soggetti: cavalli, angiolini e le maschere di pulcinella e di arlecchino. L'aiuto dell'amico-torniante Carlo Cambi è preziosissimo perché lo inizia ai segreti del mestiere e lo sostiene nel percorso di crescita all'interno della bottega, adesso Paolo è autonomo nel disegnare le forme e nel dipingere i vasi da lui progettati.

 Dopo il 1990, ormai libero dagli impegni lavorativi, si dedica al suo pulsante interesse: fare arte. Inizia a frequentare mostre ed esposizioni di pittura e, proprio in occasione di ArteFiera a Bologna nei primi anni '90, conosce Umberto Santandrea, artigiano-ceramista di Faenza che inizia a frequentare nel suo laboratorio nella storica e rinomata cittadina romagnola.

Rimane talmente coinvolto dalla stimolante conoscenza da soggiornare ogni fine settimana per ben due anni nella culla della tradizione della ceramica dove il" mestiere" si coniuga con l'innovazione e il design. Paolo è stregato dagli effetti iridescenti dei decori faentini che lo incuriosiscono e gli aprono una nuova strada da esplorare. Inizia da questo momento il salto qualitativo del tenace artista che sfida il tempo nella frenetica rincorsa a recuperare i segreti della fascinosa tecnica ceramica dei lustri con la piena consapevolezza della maturità.

Gli impasti speciali aggiunti agli smalti e la complessa tecnica di cottura stimolano e abbagliano la curiosità del solido sperimentatore e lo porteranno a prediligere questa sua congeniale espressione artistica.

Rientrando a Firenze pensa di mettere in piedi un forno proprio per la ceramica nel nuovo laboratorio a Scandicci ed è il momento in cui inizia la sua ricerca di conoscenza diretta e di colloquio con un mezzo tecnico umorale, sensibile alle variazioni di umidità atmosferica e indipendente spesso dalle esigenze dell'artista.

Il rapporto tra l' artista e il forno artigianale è fondamentale, è un colloquio intimo che va saputo gestire. La magia del forno per i lustri è stimolante perchè lavorando con gli ossidi e i sali ciascun ceramista mette a punto le sue “ricette” e le sperimenta personalmente nella sfida continua delle alte temperature! Paolo, facendo tesoro della tradizione contadina e rispolverando le proprie origini rurali ha saputo cogliere le connessioni tra la cottura della farina e quella della creta. Nelle numerose famiglie patriarcali della nostra campagna toscana la sapienza del fare il pane e della relativa cottura, attenta alla pressione atmosferica, rappresentava il momento solenne, affidato alle possenti mani delle massaie, del prezioso alimento settimanale.

La pressione atmosferica è importante tanto per il pane quanto per i lustri in quanto si ottengono per riduzione di ossigeno cioè togliendo ossigeno nel forno previa affumicatura e Paolo le prime riduzioni le sperimenta intorno ai primi anni novanta perfezionando dopo prove e distruzioni di molti manufatti venuti male.

A metà degli anni '90 inizia a cimentarsi anche nella realizzazione di bronzetti e, nel 1999 su commissione del sindaco di Scandicci Giovanni Doddoli, esegue l'opera Cavallo con amorino, scultura fusa in bronzo dalla Fonderia Cipriani di Campi B.zio, che inaugurò il Parco di Poggio Valicaia sulle dolci colline dei dintorni fiorentini. Negli anni a seguire si alternano proposte di lustri ceramici a bronzi di media e grossa taglia e a collaborazioni con altre fonderie tra le quali Artù di Ponte a Ema, da sempre attenta alle patine e al dettaglio.

 L'antico proverbio greco “L’arte del ceramista è nella ciotola” si cuce perfettamente con il percorso artistico di Staccioli perché, in graduale progressione, Paolo è riuscito a costruire la sua arte sulla essenziale padronanza dei fondamentali segreti dell'umile mestiere fino a raggiungere una solida poetica personale apprezzata dalla prestigiosa critica che si è interessata a lui e dal vasto pubblico di attenti collezionisti.

Laura Felici - Docente di Storia dell'Arte, Liceo Artistico di Porta Romana, Firenze